Tomboy
di Céline Sciamma
Con Zoé Héran e Malonn
Lévana
Francia, 2011
Durata: 84’
Drammatico
Laure, 10 anni, è appena
arrivata in un nuovo quartiere di Parigi e per gioco decide di
presentarsi ai nuovi amici come se fosse un maschio, Mickaël:
L'inizio della scuola però è dietro l'angolo e il gioco dei
travestimenti si complica, tanto più che i genitori sono all'oscuro
di tutto...
Visioni fluide, magnetiche,
sempre in divenire…si ricomincia ancora dagli “elementi” nel
cinema di Céline Sciamma. E all’acqua cuore pulsante del
bellissimo esordio Naissance de Pieuvres si sostituisce l’aria
in questo Tomboy, con la soggettiva aerea della piccola Laure
colta nel momento fatidico del viaggio. Nuova casa, nuovi amici,
nuove scoperte, ma la regista francese continua a lavorare sui corpi
dei suoi giovani protagonisti: li insegue e li incastona nel loro
fragile incedere emotivo; li avvicina e li rispetta nel loro delicato
pudore adolescenziale; li avvolge e li denuda nel loro frastagliato
percorso di crescita. Ecco che un tema così straordinariamente
complesso come la ricerca della propria identità sessuale, viene
letteralmente sciolto in quella spontaneità di movimento che solo i
bambini sanno restituire: naturalmente Laure si presenta (a noi e)
alla futura amica Louise come Mickaël. Tutto diventa naturale: ci
sono due ambienti e due ambiti sociali, la famiglia e il gruppo,
Laure e Mickaël. Ma questi timidi universi in (dis)equilibrio non
cozzeranno mai bruscamente, specchiandosi e (ri)conoscendosi per la
prima volta davanti ai nostri occhi. La ricerca di un’identità
passa sempre attraverso l’accettazione del proprio corpo e del
proprio “essere” nel mondo, in una delle età più violente
dell’esistenza: quella pre-adolescenza così tanto cinematografica
e forse per questo tenuta spesso a margine dall’adulto cinema.
(Pietro Masciullo, da
Sentieri Selvaggi)
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