Omaggio a Steven Soderbergh
Nato
nel cuore della Georgia e degli anni Sessanta, Steven Soderberg ha
succhiato il latte della sua epoca: le rotture degli schemi dei
benpensanti e la passione quasi infantile per la natura umana e le
relazioni umane allo sfascio. Attecchito a Hollywood, tra una
pellicola con il suo attore feticcio, George Clooney, e un film
indipendente, ha mostrato subito la sua vocazione per il fascino
delle "sfumature". Costantemente pronto a conquistare lo
spettatore, è riuscito a creare stupefacenti contesti, arricchiti da
un impianto visivo notevole - che non ha mai mancato di sortire gli
effetti desiderati -, e figure al servizio dell'azione, anche quando
seguono percorsi diametralmente opposti a quelli della gente comune.
Figure che appassionano, nella loro dimensione ambivalente di
cialtroneria e coraggio, di artificio e paura, peraltro più
desiderosi di credere in loro stessi, che nel mondo circostante e nei
suoi valori. Le loro azioni sono sempre pratiche e concrete, riprese
con una tecnica che punta a stupire, scardinando, con la
sceneggiatura, le convenzioni razionali del pubblico. Un cinema
moderno che ha incantato tutti.
Le prime esperienze e l'esordio con Sesso, bugie e videotape
Nato
ad Atlanta, secondo di sei figli, quando era ancora giovane la sua
famiglia si trasferì a Baton Rouge, in Louisiana, dove suo padre
aveva avuto una cattedra al College of Education del Lousiana State
University. Mentre frequentava ancora il liceo, intorno ai 15 anni,
Soderbergh si iscrisse a un corso di pellicole d'animazione e
cominciò a girare il suo primo corto in 16 mm dal titolo Janitor.
Dopo il diploma, parte per Hollywood dove lavora come editore
freelance, ma rimane lì per brevissimo tempo, infatti torna a Baton
Rouge, continuando a girare dei cortometraggi e a scrivere dei
soggetti.
Il
primo grande lavoro lo aspetta nel 1986, quando il gruppo rock degli
Yes gli chiede di girare un documentario su un loro concerto. Il
video dal titolo Yes: 9012 Live ottiene una candidatura ai Grammy e
finalmente Steven Soderbergh viene lanciato. L'anno successivo,
dirige il corto Winston e nel 1989 si destreggia (finalmente) nella
direzione di un lungometraggio. James Spader, Andie MacDowell e Peter
Gallagher saranno gli interpreti di Sesso, bugie e videotape che, con
un frullato di coppie, tradimenti, intrighi, voyeurismo e scabrosità
varie, vince la Palma d'Oro come miglior film, ottenendo il Premio
FIPRESCI e una candidatura all'Oscar e al Golden Globe per la
sceneggiatura. Cominciano così a delinearsi i temi che Soderbergh
cercherà di affrontare in tutta la sua filmografia: la prepotenza
del sesso ma come mezzo che arriva a parlare di sentimenti, di vita e
speranze, ben sostenuto da sceneggiature scritte benissimo, fluide e
scorrevoli, anche quando usano un linguaggio esplicito; la natura
umana, messa a nudo freddamente e crudelmente, non c'è cuore, non
esiste mente o inconscio, c'è solo ciò che è reale, ovvero i
fatti; le prese di coscienza dei personaggi che passano da un eccesso
all'altro, dal muoversi troppo al non muoversi affatto. Il tutto
mixato in una pellicola che è in grado sempre e comunque di
penetrare a fondo nelle coscienze della gente.
Il
successo e l'Oscar come miglior regia
Un
inizio emozionante per Soderbergh che, dopo anni di pausa, e il
matrimonio con l'attrice Betsy Brantley (dalla quale divorzierà nel
1994, dopo la nascita della figlia Sarah) ritorna sul grande schermo
nel 1992 con Delitti e segreti. Conquistandosi l'affetto e l'amicizia
di attori come Don Cheadle, George Clooney, Matt Damon, Luis Guzman,
Julia Roberts e (più tardi) di Topher Grace, rifiutata la regia di
Quiz Show (1994), si rifugia in teatro dove dirige la piece
"Geniuses" (1996).
Dirige
poi Piccolo grande Aaron (1993), Torbide ossessioni (1995),
Schizopolis (1997) e nel 1998 arriva nelle sale cinematografiche con
Out of Sight - Gli opposti di attraggono, contrapponendo la diva
emergente Jennifer Lopez con il più amato dalle americane George
Clooney in un gioco di caccia alla volpe che farà perdere la testa
al mondo intero. Successivamente, si occuperà di politica con
L'inglese (1999) dirigendo i veterani Terence Stamp, Peter Fonda e
Joe Dallessandro. Grande il successo di Erin Brockovich - Forte come
la verità (2000), pellicola drammatica che farà meritatamente
fruttare un Oscar all'amica Roberts, ma ancora più forte è il
successo di Traffic (2001) che gli farà vincere il tanto sognato
Oscar per la migliore regia e dove si mette in luce per autenticità
e sofisticatezza, scardinandolo dallo status di giovane promessa a
quello di autore.
Un
autore eclettico tra grandi incassi e cinema indipendente
Glamour
e bello rimane il suo capolavoro Ocean's Eleven (2001) che raccoglie
nel cast tutto il suo clan da Clooney a Pitt, dalla Roberts a Damon,
passando per Andy Garcia. La storia è il remake di Colpo grosso, un
vecchio film con Frank Sinatra e la sua "Rat Pack", ma
adattata ai giorni nostri diventa qualcosa di eccellente e un
prodotto di enorme tendenza. E tanto sarà il successo che ne
nasceranno due seguiti: Ocean's Twelve (2004) e Ocean's Thirteen
(2007). Ridirige Clooney in Solaris (2002), remake dell'omonimo film
fantascientifico di Tarkovsky, poi si getta nella commedia con Full
Frontal (2002). Si sposa una seconda volta, con Jules Asner e dirige
a 6 mani, assieme ad Antonioni e Wong Kar-wai la pellicola a episodi
Eros (2004).
Prende
una pausa dai meccanismi di Hollywood e dai suoi divi, dirigendo la
pellicola grottesca indipendente Bubble (2006) con attori non
protagonisti e girato in tre settimane, con un budget stringatissimo.
Un film secco che però è un piccolo gioiello del cinema del nuovo
millennio. Poi fa il verso a Orson Welles, a Casablanca e ad altri
classici noir-bellici degli anni Quaranta con Intrigo a Berlino
(2006).
Anche
produttore, senza Soderbergh non avremmo mai visto pellicole come
Pleasantville (1998), Lontano dal paradiso (2002) Confessioni di una
mente pericolosa (2002) e Good Night, and Good Luck (2005) entrambe
dirette da Clooney, Syriana (2005) e Vizi di famiglia (2005).
L'assoluta verosimiglianza con la vita, il bisogno dello spettatore
di incarnarsi e di intraprendere i sentieri che scelgono i personaggi
nei film, la prepotenza della paura quasi apocalittica per le "nuove
ossessioni sociali", la cultura avant pop miscelata sullo
schermo crea un meccanismo gustosamente complicato di intrighi,
crimini e bugie nelle pellicole di Soderbergh.
Il
dittico su Che Guevara
Nel
2008 con Che - L'argentino e Che - Guerriglia il regista ripercorre
il percorso esistenziale e storico di una personalità del novecento
ormai trasformatasi in icona. Benicio Del Toro incarna perfettamente
nel fisico e nelle sfumature di carattere l'uomo Guevara. Soderbergh
rinuncia all'agiografia a favore del racconto e dell'introspezione.
Due film dalla durata consistente, entrambi più di due ore, che
trasportano lo spettatore in una dimensione sospesa dove il Che
immaginato da Soderbergh percorre il suo viaggio di ricerca e caduta.
Nel 2009 con la commedia The informant Soderbergh cambia temi e
registro puntando il dito contro le contraddizioni dell'uomo moderno
incastrato in un sistema capitalistico forse troppo votato
all'arrivismo. Sempre del 2009 è The girlfriend experience, sguardo
sulla prostituzione di lusso nell'America contemporanea. Nel 2011
presenta alla mostra di Venezia la sua personale versione della fine
del mondo con Contagion, thriller fantascientifico che riunisce
ancora una volta un cast stellare: da Gwyneth Paltrow a Kate Winslet
e Jude Law.
Nel
2012 è invece dietro la macchina da presa per Knockout - Resa dei
conti, nel quale dirige Ewan McGregor, Michael Fassbender e la
bravissima esordiente Gina Carano, e per Magic Mike, con Matthew
McConaughey e Channing Tatum, ispirato alla vita di Tatum stesso. Nel
2013 presenta alla Berlinale il thriller psicologico Side Effects,
che vede di nuovo tra gli interpreti Channing Tatum, affiancato da
Jude Law, Catherine Zeta-Jones e Rooney Mara. Nel 2013 presenta in
Concorso al Festival di Cannes la storia dell'eccentrico showman
Liberace in Behind the Candelabra, dirigendo ancora una volta Michael
Douglas e Matt Damon. Estremamente prolifico ed eclettico, nel 2014
dirige Clive Owen nella serie in costume The Knick e nel 2017 La
truffa dei Logan e Unsane, trovando il tempo anche per dedicarsi alla
miniserie interattiva Mosaic.
Fabio
Secchi Frau (MyMovies)
"La truffa dei Logan": trailer
Soderbergh talks
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