3 aprile 2019

OffiCinema

Omaggio a Steven Soderbergh






















Nato nel cuore della Georgia e degli anni Sessanta, Steven Soderberg ha succhiato il latte della sua epoca: le rotture degli schemi dei benpensanti e la passione quasi infantile per la natura umana e le relazioni umane allo sfascio. Attecchito a Hollywood, tra una pellicola con il suo attore feticcio, George Clooney, e un film indipendente, ha mostrato subito la sua vocazione per il fascino delle "sfumature". Costantemente pronto a conquistare lo spettatore, è riuscito a creare stupefacenti contesti, arricchiti da un impianto visivo notevole - che non ha mai mancato di sortire gli effetti desiderati -, e figure al servizio dell'azione, anche quando seguono percorsi diametralmente opposti a quelli della gente comune. Figure che appassionano, nella loro dimensione ambivalente di cialtroneria e coraggio, di artificio e paura, peraltro più desiderosi di credere in loro stessi, che nel mondo circostante e nei suoi valori. Le loro azioni sono sempre pratiche e concrete, riprese con una tecnica che punta a stupire, scardinando, con la sceneggiatura, le convenzioni razionali del pubblico. Un cinema moderno che ha incantato tutti.

















Le prime esperienze e l'esordio con Sesso, bugie e videotape
Nato ad Atlanta, secondo di sei figli, quando era ancora giovane la sua famiglia si trasferì a Baton Rouge, in Louisiana, dove suo padre aveva avuto una cattedra al College of Education del Lousiana State University. Mentre frequentava ancora il liceo, intorno ai 15 anni, Soderbergh si iscrisse a un corso di pellicole d'animazione e cominciò a girare il suo primo corto in 16 mm dal titolo Janitor. Dopo il diploma, parte per Hollywood dove lavora come editore freelance, ma rimane lì per brevissimo tempo, infatti torna a Baton Rouge, continuando a girare dei cortometraggi e a scrivere dei soggetti.
Il primo grande lavoro lo aspetta nel 1986, quando il gruppo rock degli Yes gli chiede di girare un documentario su un loro concerto. Il video dal titolo Yes: 9012 Live ottiene una candidatura ai Grammy e finalmente Steven Soderbergh viene lanciato. L'anno successivo, dirige il corto Winston e nel 1989 si destreggia (finalmente) nella direzione di un lungometraggio. James Spader, Andie MacDowell e Peter Gallagher saranno gli interpreti di Sesso, bugie e videotape che, con un frullato di coppie, tradimenti, intrighi, voyeurismo e scabrosità varie, vince la Palma d'Oro come miglior film, ottenendo il Premio FIPRESCI e una candidatura all'Oscar e al Golden Globe per la sceneggiatura. Cominciano così a delinearsi i temi che Soderbergh cercherà di affrontare in tutta la sua filmografia: la prepotenza del sesso ma come mezzo che arriva a parlare di sentimenti, di vita e speranze, ben sostenuto da sceneggiature scritte benissimo, fluide e scorrevoli, anche quando usano un linguaggio esplicito; la natura umana, messa a nudo freddamente e crudelmente, non c'è cuore, non esiste mente o inconscio, c'è solo ciò che è reale, ovvero i fatti; le prese di coscienza dei personaggi che passano da un eccesso all'altro, dal muoversi troppo al non muoversi affatto. Il tutto mixato in una pellicola che è in grado sempre e comunque di penetrare a fondo nelle coscienze della gente.

Il successo e l'Oscar come miglior regia
Un inizio emozionante per Soderbergh che, dopo anni di pausa, e il matrimonio con l'attrice Betsy Brantley (dalla quale divorzierà nel 1994, dopo la nascita della figlia Sarah) ritorna sul grande schermo nel 1992 con Delitti e segreti. Conquistandosi l'affetto e l'amicizia di attori come Don Cheadle, George Clooney, Matt Damon, Luis Guzman, Julia Roberts e (più tardi) di Topher Grace, rifiutata la regia di Quiz Show (1994), si rifugia in teatro dove dirige la piece "Geniuses" (1996).
Dirige poi Piccolo grande Aaron (1993), Torbide ossessioni (1995), Schizopolis (1997) e nel 1998 arriva nelle sale cinematografiche con Out of Sight - Gli opposti di attraggono, contrapponendo la diva emergente Jennifer Lopez con il più amato dalle americane George Clooney in un gioco di caccia alla volpe che farà perdere la testa al mondo intero. Successivamente, si occuperà di politica con L'inglese (1999) dirigendo i veterani Terence Stamp, Peter Fonda e Joe Dallessandro. Grande il successo di Erin Brockovich - Forte come la verità (2000), pellicola drammatica che farà meritatamente fruttare un Oscar all'amica Roberts, ma ancora più forte è il successo di Traffic (2001) che gli farà vincere il tanto sognato Oscar per la migliore regia e dove si mette in luce per autenticità e sofisticatezza, scardinandolo dallo status di giovane promessa a quello di autore.



Un autore eclettico tra grandi incassi e cinema indipendente
Glamour e bello rimane il suo capolavoro Ocean's Eleven (2001) che raccoglie nel cast tutto il suo clan da Clooney a Pitt, dalla Roberts a Damon, passando per Andy Garcia. La storia è il remake di Colpo grosso, un vecchio film con Frank Sinatra e la sua "Rat Pack", ma adattata ai giorni nostri diventa qualcosa di eccellente e un prodotto di enorme tendenza. E tanto sarà il successo che ne nasceranno due seguiti: Ocean's Twelve (2004) e Ocean's Thirteen (2007). Ridirige Clooney in Solaris (2002), remake dell'omonimo film fantascientifico di Tarkovsky, poi si getta nella commedia con Full Frontal (2002). Si sposa una seconda volta, con Jules Asner e dirige a 6 mani, assieme ad Antonioni e Wong Kar-wai la pellicola a episodi Eros (2004).
Prende una pausa dai meccanismi di Hollywood e dai suoi divi, dirigendo la pellicola grottesca indipendente Bubble (2006) con attori non protagonisti e girato in tre settimane, con un budget stringatissimo. Un film secco che però è un piccolo gioiello del cinema del nuovo millennio. Poi fa il verso a Orson Welles, a Casablanca e ad altri classici noir-bellici degli anni Quaranta con Intrigo a Berlino (2006).
Anche produttore, senza Soderbergh non avremmo mai visto pellicole come Pleasantville (1998), Lontano dal paradiso (2002) Confessioni di una mente pericolosa (2002) e Good Night, and Good Luck (2005) entrambe dirette da Clooney, Syriana (2005) e Vizi di famiglia (2005). L'assoluta verosimiglianza con la vita, il bisogno dello spettatore di incarnarsi e di intraprendere i sentieri che scelgono i personaggi nei film, la prepotenza della paura quasi apocalittica per le "nuove ossessioni sociali", la cultura avant pop miscelata sullo schermo crea un meccanismo gustosamente complicato di intrighi, crimini e bugie nelle pellicole di Soderbergh.

Il dittico su Che Guevara
Nel 2008 con Che - L'argentino e Che - Guerriglia il regista ripercorre il percorso esistenziale e storico di una personalità del novecento ormai trasformatasi in icona. Benicio Del Toro incarna perfettamente nel fisico e nelle sfumature di carattere l'uomo Guevara. Soderbergh rinuncia all'agiografia a favore del racconto e dell'introspezione. Due film dalla durata consistente, entrambi più di due ore, che trasportano lo spettatore in una dimensione sospesa dove il Che immaginato da Soderbergh percorre il suo viaggio di ricerca e caduta. Nel 2009 con la commedia The informant Soderbergh cambia temi e registro puntando il dito contro le contraddizioni dell'uomo moderno incastrato in un sistema capitalistico forse troppo votato all'arrivismo. Sempre del 2009 è The girlfriend experience, sguardo sulla prostituzione di lusso nell'America contemporanea. Nel 2011 presenta alla mostra di Venezia la sua personale versione della fine del mondo con Contagion, thriller fantascientifico che riunisce ancora una volta un cast stellare: da Gwyneth Paltrow a Kate Winslet e Jude Law.

Nel 2012 è invece dietro la macchina da presa per Knockout - Resa dei conti, nel quale dirige Ewan McGregor, Michael Fassbender e la bravissima esordiente Gina Carano, e per Magic Mike, con Matthew McConaughey e Channing Tatum, ispirato alla vita di Tatum stesso. Nel 2013 presenta alla Berlinale il thriller psicologico Side Effects, che vede di nuovo tra gli interpreti Channing Tatum, affiancato da Jude Law, Catherine Zeta-Jones e Rooney Mara. Nel 2013 presenta in Concorso al Festival di Cannes la storia dell'eccentrico showman Liberace in Behind the Candelabra, dirigendo ancora una volta Michael Douglas e Matt Damon. Estremamente prolifico ed eclettico, nel 2014 dirige Clive Owen nella serie in costume The Knick e nel 2017 La truffa dei Logan e Unsane, trovando il tempo anche per dedicarsi alla miniserie interattiva Mosaic.


Fabio Secchi Frau (MyMovies)
























"La truffa dei Logan": trailer




Soderbergh talks

Nessun commento: