6 dicembre 2013 
(h. 18.00 e h. 21.15)


Tutti pazzi per Rose
di Régis Roinsard




Con Romain Duris, Déborah François, Bérénice Bejo, Shaun Benson
Francia, 2012
Durata: 111'

Commedia








Primavera 1958. Rose Pamphyle ha 21 anni e vive con suo padre, un burbero vedovo titolare dell'emporio di un piccolo villaggio in Normandia. Rose è promessa in sposa al figlio del proprietario dell'autofficina e l'attende un destino di casalinga docile e devota.
Ma Rose non vuole saperne di una vita del genere. Così decide di partire per Lisieux, dove il trentaseienne Louis Echard, carismatico titolare di un'agenzia di assicurazioni, sta cercando una segretaria. Il colloquio per l'assunzione è un fiasco totale. Ma Rose ha un dono: batte i tasti della macchina per scrivere a una velocità vertiginosa e così riesce suo malgrado a risvegliare l'ambizioso sportivo che sonnecchia in Louis... Se vuole ottenere il posto, Rose dovrà partecipare a delle gare di velocità dattilografica. Ignorando i sacrifici che la giovane dovrà compiere per raggiungere l'obiettivo, Louis si improvvisa allenatore e decreta che farà di Rose la dattilografa più veloce di Francia, e perfino del mondo! E l'amore per la competizione sportiva non va necessariamente d'accordo con l'amore puro e semplice…


Non è revisionismo né omaggio cinefilo. Il cinema francese che torna a guardare il suo passato attraverso la commedia sentimentale sembra avere una marcia in più. Proprio perché, più dei modelli (forse i film con Rock Hudson e Doris Day) contano più la struttura e l'atmosfera. Tutti pazzi per Rose punta su una sceneggiatura solida, su una ricreazione degli ambienti che caratterizzano l'epoca (le foto di Marilyn e Audrey Hepburn) sul muro e soprattutto su colori accesi, con delle tinte forti, esaltando quasi di dipingere la propria immaginazione come riesce a fare bene il film di Regis Roinsard, al primo lungometraggio dopo i corti Simon e Belle, enfin possibile.
Quasi un cinema da vecchio artigianato quello di Tutti pazzi per Rose, titolo che fa riferimento a una nuova macchina da scrivere da lanciare sul mercato, ma dietro c'è altro ancora. Oltre a dialoghi taglienti ("Questa macchina è stata pensata per una donna e non per un elefante"), il film gioca abilmente con disinvoltura a creare situazioni ambigue, attrazioni inevitabilmente fatali però ritardate e non si vergogna di essere neanche così amabilmente prevedibile, arrivandoci però con situazioni che vengono accennate, mostrate, ripetute. Pieno di felici frammenti (Rose che cade dalla bici e Louis che la soccorre), si regge certamente sulle spalle esperte di Romain Duris (quasi attore fuori dal tempo da commedia sofisticata, caso rarissimo nel cinema europeo), delle precise caratterizzazioni nei ruoli secondari come Bérénice Bejo e della sorprendente Déborah François (protagonista di L'enfant dei fratelli Dardenne e di Student Services) nei panni di Rose. Dietro ci sono gli echi della guerra, le ferite oscure che non prendono per fortuna mai il sopravvento ma che sono efficaci proprio per il loro restare in superficie.
La nostalgia vera si infiamma con la velocità e l'immedesimazione di un film sportivo che si mescola con quell'interazione e sul ribaltamento del rapporto tra star famosa e attrice emergente di A Star Is Born.

(Simone Emiliani, da Sentieri selvaggi)






































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