20 dicembre 2013 
(h. 18.00 e h. 21.15)


Bling Ring
di Sofia Coppola






con Emma Watson, Katie Chang, Israel Broussard, Leslie Mann, Taissa Farmiga
Usa, 2013
Durata: 87'  







In una Los Angeles ossessionata dalla celebrità, un gruppo di adolescenti ci trascina in una folle ed avvincente sequenza di crimini sulle colline di Hollywood. La storia è ispirata a fatti realmente accaduti, e il gruppo ossessionato dal glamour e dal lusso, utilizzando Internet, ha realmente studiato le celebrità da colpire, per poi rubare nelle loro case beni di lusso per oltre 3 milioni di dollari. Tra le vittime Paris Hilton, Orlando Bloom e Rachel Bilson. La banda è stata ribattezzata dai media “The Bling Ring”.


Ai confini della fama, giusto ad un passo dalla celebrità che intrattiene il mondo intero nel cerchio dorato della gloria mediatica. Come era autentica l'ispirazione che ha dettato a Matteo Garrone l'ossessione da grande fratello del suo Reality, così è tratta dalle cronache (hollywoodiane, in questo caso) anche la vicenda sulla quale Sofia Coppola edifica The Bling Ring, dove la rima, tradotta, sta più o meno per “circolo dei monili” ed è copyright dei giornalisti americani, prima fra tutti Nancy Jo Sales, al cui servizio su Vanity Fair s'è ispirata la regista.
Il film di Sofia Coppola ricostruisce le vicende del caso con spirito libero, affiancandosi alla leggerezza dei suoi giovani protagonisti con la stessa curiosità e tenerezza che da sempre caratterizza la sua visione del mondo extralarge, fuori misura, cucito addosso a giovanissimi principi in cerca di definizione e realtà. Sono tutti frammenti di un universo dove lo stupore della superficie riflette un'immagine che riproduce all'infinito il vuoto della modernità proiettato in scala gigante nelle esistenze delle star.
In Bling Ring Sofia Coppola costruisce uno scenario in cui il controcampo è giocato tra le telecamere di sorveglianza che, sin dall'inizio, ci mostrano i ragazzi spiati nelle loro incursioni, come fossero protagonisti di un implicito reality show che riflette all'infinito, come in un gioco di specchi, l'immagine privata resa pubblica. Ribaltando come un guanto la prospettiva tra fama e clandestinità, pubblico e privato, celebre e sconosciuto, la regista non fa altro che opporci come un teorema l'idea di un mondo in cui l'identità e il modello di riferimento si confondono, lasciando trasparire la posa in abisso del rapporto tra l'Io e il Noi. Il tutto elaborato nel classico stile intriso di glamour della regista, completamente immerso in una percezione del reale che riluce di finzione ed esibizione. Merito anche, in questo caso, della disponibilità di Paris Hilton, che ha messo a disposizione per le riprese la sua casa santuario, violata nella realtà dai giovani ladri.
(Massimo Causo, da Il Corriere del Giorno)
























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