18 gennaio
Joy
di David O. Russell
Joy
di David O. Russell
Con Jennifer Lawrence,
Bradley Cooper, Robert De Niro
Usa, 2015
Durata: 124'
Drammatico
La storia turbolenta
di una donna, Joy, e della sua famiglia attraverso quattro
generazioni: dall’adolescenza alla maturità, fino alla costruzione
di un impero imprenditoriale che sopravvive da decenni.
Cos'è successo al "sogno
americano", letteralmente fatto a pezzi da un padre che
distrugge la casa di carta della piccola rampolla inibendone ogni
capacità d'immaginarsi un futuro migliore? C'è come uno iato
generazionale, un'incomunicabilità interfamiliare che solo gli
sforzi titanici di una nonna idealista riescono non a colmare, ma
perlomeno ad aggirare. A fronte di opere più esplicitamente ostili
al capitalismo (finanziario) come La grande promessa, Joy,
per certi versi, può essere accostata a Steve Jobs, un
altro recentissimo biopic che individua nel privato l'origine dei
guai, dei problemi, degli affanni dei protagonisti. La famiglia è -
come in altri film di David O. Russell - l'epicentro dei terremoti,
l'occhio dei cicloni che l'attraversano, la mettono in crisi,
rischiando di minarne l'unità, d'incrinarne la solidità, di
distruggerne la fiducia. […] Joy è un melodramma biografico
piuttosto ossequiente alle regole del genere, salvo forse la scelta
della voce narrante assegnata a un personaggio (la nonna) che a metà
film muore. […]
La meccanica del racconto conosce innesti di marcia
che fanno procedere più spedito, o rallentamenti che provocano una
flessione dell'andatura, scandita da varie scene-madri che offrono il
destro ai protagonisti per esibirsi in numeri che collocano al centro
dell'attenzione. Fedele ai suoi attori preferiti [...], il regista
David O. Russell lo è anche su alcune tematiche, coi fari puntati
sulla responsabilità della famiglia per ogni tipo di crisi,
psicologica o economica, che i personaggi debbono affrontare.
Rivalità fra consanguinee come in The Fighter (cambia solo il
sesso dei contendenti), eccentricità nei rapporti interpersonali
(padre ed ex marito ospitati in cantina, nel medesimo locale) come ne
Il lato positivo, truffe tentate da vampireschi imprenditori
texani con tanto di cappellone, ma senza scrupoli, sventate da
contromosse che non concedono vie di fuga come in American Hustle.
Mario Molinari
(Segnocinema n. 198)
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