Incontro alla scoperta del cinema di Michele Placido regista, uno degli autori più intensi e controversi della nostra cinematografia
Attore e regista cinematografico, televisivo e teatrale, nato ad Ascoli Satriano (Foggia) il 16 maggio 1946. Ha lavorato con alcuni dei più importanti registi del cinema italiano, da Francesco Rosi a Marco Bellocchio, da Mario Monicelli a Luigi Comencini, rappresentando spesso il ruolo del tipico italiano del Sud, talvolta caratterizzandone gli aspetti comici, più spesso facendo emergere la dolente drammaticità della realtà meridionale in film di notevole rilievo e impegno. Negli anni Novanta è passato dietro la macchina da presa, realizzando opere capaci di rispecchiare eventi e personaggi della vita civile e della storia italiane. Ha vinto, tra gli altri premi, l'Orso d'argento a Berlino nel 1979 per Ernesto di Salvatore Samperi, dal romanzo incompiuto di U. Saba, e un David speciale di Donatello nel 1995 per il suo Un eroe borghese. Grazia Paganelli, Enciclopedia del Cinema Treccani (continua a leggere)
Filmografia da regista Pummarò (1990) Le amiche del cuore (1992) Un eroe borghese (1995) Del perduto amore (1998)
Un viaggio chiamato amore (2002) Ovunque sei (2004) Romanzo criminale (2005) Il grande sogno (2009) Vallanzasca - Gli angeli del male (2010) Il cecchino (2012) La scelta (2015) 7 minuti (2016) Suburra - La serie, episodi 1 e 2 (2017)
OffiCinema Omaggio a Pif (Pierfrancesco Diliberto)
Incontro su Pif, figura interessante della scena italiana, tra cinema, televisione e impegno civile
All'anagrafe Pierfrancesco Diliberto, inizia la sua carriera lavora come assistente alla regia di Franco Zeffirelli in Un tè con Mussolini (1998) e un anno dopo con Marco Tullio Giordana ne I cento passi (2000). Nel 2000 Pif partecipa ad un corso di Mediaset diventando autore televisivo. Acquista celebrità attraverso uno degli show più popolari del gruppo, la trasmissione di attualità investigativa Le Iene, dove lavora come autore e inviato dal 2001 al 2010. Nel 2007 per MTV realizza Il testimone, il suo primo programma individuale, uno tra i più originali e innovativi del panorama televisivo odierno. Dal 2011 è impegnato con Il testimone Vip, che racconta da vicino i dettagli di vita quotidiana di personaggi legati al mondo dello sport, della politica e dello spettacolo. Al cinema recita in ruolo secondario nel film Pazze di me, ma soprattutto intervista Ettore Scola nel documentario sul compianto regista italiano intitolato Ridendo e scherzando. Nel 2013 debutta alla regia con il suo primo lungometraggio La Mafia uccide solo destate per il quale vince un David di Donatello come miglior regista esordiente. L'opera seconda arriva nel 2016 con In guerra per amore.
Incontro sul cinema del grande attore e regista americano, reduce dal successo di "Sully"
Attore, regista e produttore cinematografico statunitense, nato a San Francisco il 31 maggio 1930. Inizialmente tacciato di scarse possibilità espressive, nel corso degli anni ha maturato uno stile recitativo sobrio e intenso e notevoli qualità registiche, imponendosi come uno dei maggiori attori e registi statunitensi. L'identificazione con i ruoli interpretati contraddistingue la prima fase della sua carriera, in cui, spesso come eroe duro, solitario e individualista, è divenuto un simbolo del cinema d'azione. Criticato negli anni Settanta per il tratto violento dei suoi personaggi, e probabilmente insoddisfatto della unilateralità di certi ruoli, si è poi orientato verso scelte più personali, caratterizzate da temi problematici e personaggi complessi, non di rado tormentati. Ciò gli ha consentito di modificare la sua immagine di attore e regista attivo solo in generi minori, dimostrandosi molto più che un semplice esecutore, per quanto dotato, di opere di puro intrattenimento, e di definire un suo stile. Antonio Rainone, Enciclopedia del Cinema Treccani (continua a leggere)
Clint Eastwood Regista
The Beguiled: The Storyteller (1971) - cortometraggio
Brivido nella notte (Play Misty For Me) (1971)
Lo straniero senza nome (High Plains Drifter) (1973)
Breezy (1973)
Assassinio sull'Eiger (The Eiger Sanction) (1975)
Il texano dagli occhi di ghiaccio (The Outlaw Josey Wales) (1976)
L'uomo nel mirino (The Gauntlet) (1977)
Bronco Billy (1980)
Firefox - Volpe di fuoco (Firefox) (1982)
Honkytonk Man (1982)
Coraggio... fatti ammazzare (Sudden Impact) (1983)
Il cavaliere pallido (Pale Rider) (1985)
Storie incredibili - serie TV, episodio
Vanessa (1985)
Gunny (Heartbreak Ridge) (1986)
Bird (1988)
Cacciatore bianco, cuore nero (White Hunter Black Heart) (1990)
La recluta (The Rookie) (1990)
Gli spietati (Unforgiven) (1992)
Un mondo perfetto (A Perfect World) (1993)
I ponti di Madison County (The Bridges of Madison County) (1995)
Potere assoluto (Absolute Power) (1997)
Mezzanotte nel giardino del bene e del male (Midnight in the garden of Good and Evil) (1997)
Incontro sul cinema della regista e documentarista islandese, scomparsa nel 2015 a 54 anni,
al culmine di una carriera promettente.
Il suo ultimo film è "L'effetto acquatico"
Nel corso dei suoi film Sólveig Anspach ha creato una sua comunità, un gruppo di attrici, attori, collaboratori con i quali lavorare instaurando una complicità che ben si nota alla visione delle sue opere. Una filmografia che la cineasta islandese ha costruito fra il suo paese natale, la Francia e gli Stati Uniti nel segno di un cinema personale, intimo, autobiografico (come in Haut les cœurs!, del 1999, suo primo lungometraggio che la rese fin da subito un’autrice di talento, mai smentito). Intimo anche quando, nel 2001, con Made in the USA, portò il suo sguardo in un penitenziario del Texas per realizzare una forte denuncia contro la pena di morte. Intimo nelle sue più recenti commedie (Back Soon, 2008; Queen of Montreuil, 2012 ;Lulu femme nue, 2013), abitate da personaggi in viaggio sulla traiettoria Francia-Islanda, o nella descrizione drammatica di tormentate figure femminili in Stormy Weather (2003). Cinema di stati d’animo, di paesaggi mai neutri, di set con i quali i personaggi instaurano dialoghi profondi. Questo è, era, il cinema di Sólveig Anspach, scomparsa il 7 agosto 2015 a 54 anni. Giuseppe Gariazzo, Duels.it (leggi tutto l'articolo)
SÓLVEIG ANSPACH Sólveig Anspach nasce nel 1960 a Vestmannaeyjar (Islanda), da padre americano e madre islandese. Dopo il diploma presso la scuola di cinema statale francese, La Fémis, nel 1989 (la sua fu la prima classe diplomata presso questa scuola), dirige molti documentari, tra cui Sandrine a Paris (1992), Sarajevo, paroles de casques bleus (1995), Barbara, you’re not guilty (1997), Que personne ne bouge (1998), Reykjavik, des elfes dans la ville (2001), La revue: deschamps / makeieff (2002), Faux tableaux dans vrais paysages islandais (2004), Le secret (2005). Questi documentari affrontano temi molto diversi tra loro. Tra questi, le donne ladre, l'Islanda e la pena di morte negli Stati Uniti. Nel 1998, Sólveig Anspach dirige il suo primo film, Haut les coeurs!, che viene selezionato per molti festival e raccoglie diversi premi, tra cui il premio César come migliore attrice attribuito a Karin Viard. Le sue radici statunitensi e islandesi sono presenti in tutti i suoi film, in particolare nella trilogia che si conclude con L'effetto acquatico, nella quale incontriamo nuovamente i personaggi di Back Soon e Queen of Montreuil. Sólveig Anspach ha girato la parte francese del film L'effetto acquatico nell'ottobre 2014 e la parte islandese a maggio e giugno 2015. Quando muore, il 7 agosto del 2015, ha già montato due terzi del film. Il montaggio viene portato a termine dai suoi collaboratori: l'assistente al montaggio Anne Riégel, lo sceneggiatore Jean-Luc Gaget, il compositore Martin Wheeler, il tecnico del suono Jean Mallet e il produttore Patrick Sobelman. Il film viene completato a dicembre 2015. Filmografia L'effetto acquatico 2013 Lulu femme nue 2012 Queen of Montreuil 2010 Anne et les tremblements 2009 Christine 2009 Louise Michel 2008 Skrapp út 2007 Bienvenue chez... (TV- 2 episodi) Didda Manon 2006 Les Européens (episodio "Jane by the Sea") 2003 Stormy Weather 2001 Made in the USA 2001 Reykjavik, des elfes dans la ville 1999 Haut les coeurs! 1999 Que personne ne bouge! (TV) 1998 Barbara, tu n'es pas coupable (TV)
Robert Zemeckis Regista, sceneggiatore e produttore cinematografico statunitense, nato a Chicago il 14 maggio 1952. Autore di un cinema efficacemente spettacolare, ha esplorato, come Steven Spielberg (che lo ha lanciato), diversi generi cinematografici e ha sfruttato con intelligenza le potenzialità degli effetti speciali. Nella sua opera si rintraccia soprattutto una felice commistione tra le forme del cinema fantastico, una dimensione più intima e privata con cui vengono raccontate le vicende dei protagonisti, e una componente favolistica e nostalgica, emblematicamente espressa nella visione dell'America degli anni Cinquanta di Back to the future (1985; Ritorno al futuro), nella fusione tra personaggi reali e cartoons di Who framed Roger Rabbit (1988; Chi ha incastrato Roger Rabbit) o nel ripercorrere trent'anni della storia degli Stati Uniti con Forrest Gump (1994), opera per la quale nel 1995 ha ottenuto sia l'Oscar per il miglior film sia quello per la migliore regia. Enciclopedia del Cinema Treccani (leggi l'intera scheda) I migliori film di Robert Zemeckis
I film di Robert Zemeckis sono quasi impossibili da non amare: spesso sono avventurosi, percorrono lunga linea di sangue blu che conduce a quelli del suo maestro e collega Steven Spielberg, hanno la capacità di stupire per saper visualizzare a pieno schermo emozioni e intrattenimento, sfide e paure, immaginazione e relax. Nella sua vasta produzione non mancano alcuni dei migliori capolavori del cinema anni ’80, diventati dei veri e propri cult, con grande seguito. Altri si sono inseriti nei filoni più classici della cinematografia moderna, consentendo a Zemeckis di ottenere un posto che conta nella hall of fame del cinema. (continua a leggere) Filmografia The Lift (1971, cortometraggio) A Field of Honor (1973, cortometraggio) 1964 - Allarme a N.Y. arrivano i Beatles! (I Wanna Hold Your Hand, 1978) La fantastica sfida (Used Cars, 1980) All'inseguimento della pietra verde (Romancing the Stone, 1984) Ritorno al futuro (Back to the Future, 1985) Chi ha incastrato Roger Rabbit (Who Framed Roger Rabbit, 1988) Ritorno al futuro - Parte II (Back to the Future: Part II, 1989) Ritorno al futuro - Parte III (Back to the Future: Part III, 1990) Incubi (Two-Fisted Tales, 1991) - film TV, segmento Yellow, co-regia insieme a Richard Donner e Tom Holland La morte ti fa bella (Death Becomes Her, 1992) Forrest Gump (Forrest Gump, 1994) Contact (1997) The 20th Century: The Pursuit of Happiness (1999, documentario TV) Le verità nascoste (What Lies Beneath, 2000) Cast Away (2000) Polar Express (The Polar Express, 2004) La leggenda di Beowulf (Beowulf, 2007) A Christmas Carol (2009) Flight (2012) The Walk (2015)
“La La Land” Con Ryan Gosling, Emma Stone Usa/Hong Kong, 2016 Durata: 128 minuti
La storia di due sognatori che tentano di arrivare a fine mese, inseguendo le loro passioni in una città celebre per distruggere le speranze e infrangere i cuori. Mia, aspirante attrice, serve cappuccini alle star del cinema fra un’audizione e l’altra. Sebastian, appassionato musicista jazz, tira a campare suonando in squallidi piano bar. Tuttavia, quando il successo cresce per entrambi, i due si trovano di fronte a decisioni che incrinano il fragile edificio della loro relazione amorosa…
La La Land è un musical generazionale: Mia e Sebastian vivono in perenne bilico tra le aspirazioni artistiche e i crudi meccanismi del mondo dello spettacolo, tra le stelle luccicanti di Hollywood e le porte in faccia delle audizioni, gli affitti da pagare, le delusioni e la banalità della quotidianità – il lavoro nella caffetteria, le macchie sul soffitto, i soldi dei genitori, il frustrante successo degli altri. Lo sguardo di Chazelle esclude volontariamente i lati oscuri, gli abissi che spesso inghiottono aspiranti star, ma riesce a dare forma all’incertezza del domani, al precariato che consuma le passioni, ai ritmi spietati dell’industria dello spettacolo. Enrico Azzano, Quinlan.it (leggi tutta la recensione)
“Lion” Con Dev Patel, Nicole Kidman, Rooney Mara UK/Australia/Usa, 2016 Durata: 118'
All'età di anni, Saroo si perde e finisce in orfanotrofio. Viene così adottato da una coppia di australiani, ma all'età di venticinque anni trova una traccia che potrebbe ricondurlo alla sua vera famiglia. Inizia così un viaggio incredibile e avventuroso.
C’è una differenza sostanziale tra il libro autobiografico scritto dal protagonista e la messa in scena del film: la struttura narrativa. Mentre il romanzo si apre con il protagonista che arriva in India davanti alla piccola baracca fatiscente dei suoi ricordi infantili e da lì prende avvio a ritroso la ricostruzione delle sue vicissitudini, il film ha una narrazione più lineare. Si parte dall’ambientazione indiana, dai rapporti familiari e dalle successive peripezie del piccolo Saroo, per raccontare poi l’approdo nella città australiana e concludere infine con il ritorno alle origini. Un racconto dall’afflato più epico e di maggiore impatto sugli spettatori che contiene due momenti memorabili. Il primo è lo smarrimento di Saroo. Quando il bambino si sveglia nel cuore della notte e cerca il fratello Guddu chiamandolo con tutto il fiato che ha in gola, ci si sente partecipi della sua solitudine e della sua disperazione. Una scelta di regia accentuata dalla decisione di mantenere la camera all’altezza degli occhi del bambino, un espediente assai efficace, soprattutto nell’affollata stazione di Calcutta, dove il flusso delle persone travolge e spinge da tutte le parti un Saroo disorientato e ancora più intimorito dal caotico e rumoroso andirivieni della grande metropoli. L’altro momento chiave del film è certamente la commovente agnizione tra il giovane e la sua madre biologica, entrambi desiderosi di raccontarsi tutti gli anni trascorsi lontani eppure impossibilitati a comprendersi verbalmente, perché lei parla hindi e lui soltanto inglese. Grazie anche all’intenso Dev Patel (The Millionaire ) che interpreta Saroo da adulto, Garth Davis, abile regista pubblicitario e documentarista, qui alla sua opera prima, riesce a toccare con efficacia le corde dell’emozione senza mai eccedere nel sentimentalismo. Una toccante storia vera che ci ricorda che spesso la realtà supera l’immaginazione. Tina Porcelli,Cineforumn. 561 (gennaio 2016)